L’obiettivo è di delineare le coordinate di fondo del panorama culturale contemporaneo e di verificare se e come sia ancor oggi possibile un annuncio vitale della rivelazione cristiana di Dio. L’autore coglie il proprium della filosofia cristiana nella natura personale dell’essere. Essa si contrappone, in negativo, all’assenza di un’origine personale nei diversi autori del Novecento presentati: per esempio, il gramma come traccia muta, testo senza voce, scrittura priva di autore in Derrida, o l’essere come Abgrund in Heidegger; in entrambi, l’innominabilità dell’origine. La conseguenza per tutti è quella che Lafont definisce «attitudine gnostica»: l’esito comune agli intellettuali trattati è la tematizzazione di una caduta o frattura originaria, ad un tempo necessaria e colpevole (questa commistione di ineluttabilità e colpevolezza essendo appunto lo specifico dello gnosticismo). La via alternativa, in positivo, è ipotizzare un’origine personale: l’uomo non è gettato nel mondo, ma generato da un Padre. È appunto lo specifico della rivelazione cristiana: «principio di eteronomia fondatrice», come lo qualifica Lafont. L’eteronomia, ovvero quell’alterità che libera dalla gabbia chiusa del compatto e della semplice presenza, è un polo personale che rivolge una parola, la quale può essere ascoltata, rifiutata od ignorata: «principio di narratività», nel quale si declina l’eteronomia fondatrice, secondo Lafont, insieme al «principio di analogia» …
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